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Un giorno a Milano
Piccolo aneddoto su un banale fatto quotidiano con colpo di scena finale

 

Faccio in tempo a mettere il sedere sul sedile di un taxi a Milano e l’autista comincia il lamento. Pulizia delle strade, guidatori al cellulare, tutti in giro nessuno lavora, il prezzo della benzina.
Un crescendo incontenibile, fin qui niente di strano. L’aspetto è quello dell’assessore di Zelig (Paolo Cevoli) tarchiato, testa tonda e pelata, accento meneghino. Si volta, vuole appoggio.
Rispondo a monosillabi, guardo fuori. Riparte, va tutto male, politici, giornalisti, giudici, tutti uguali, tutti contro uno.
A casa sua fa quello che vuole le ragazze a Arcore le ho portate anch’io. Resisto impassibile poi azzardo, B. è al governo, come mai va tutto male? Crescendo finale sono tutti corrotti anche chi gli fa la morale, la moglie e sorpresa la figlia, con tanto di particolari da caserma.
Finalmente fine corsa, macchina ferma e colpo di scena, se ne esce così: io ero socialista, Di Pietro mi ha arrestato, non ho voluto parlare e mi sono fatto un bel po’ di galera.
E come mai non ha collaborato coi giudici, chiedo.
Non sono un infame, è la risposta agghiacciante.
Un politico o funzionario di partito che parla come un mafioso.
E ancora, se avessi parlato non avrei più trovato un lavoro, ho due figli da mantenere. Davvero si vive in una società totalmente permeata da una logica mafiosa e clientelare.
Allora perché stupirsi se nel paese dei corrotti comada il re dei puttanieri. Non fa una piega.

Neri Fadigati

Maggio 2011

 

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